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Davanti alla figura di Salvatore Fancello ci si inchina oggi per celebrare i cento anni dalla sua nascita, attribuendo al giovane grande ceramista di Dorgali doti che illuminano il lavoro artigiano di tutto un secolo e la volontà di superare d'un balzo il confine incerto tra oggetto e opera d'arte all'epoca della nascita del design, malgrado la più sfavorevole congiuntura politica, sociale ed economica e l'appartato luogo di provenienza. A credito di quel luogo si deve riconoscere l'iniziativa di togliere al destino di pastori e di formare al lavoro coloro che sembravano promettere di assecondare la necessità di trasmettere con un mestiere il relato mondo di forme e suggestioni ancestrali. A credito dell'apparato educativo del tempo una certa attenzione al ricambio culturale, col fornire incentivi all'emigrazione per studio di allievi scelti. A sommo disdoro della classe politica anni Trenta le deleterie scelte di campo, le leggi razziali e l'invio al fronte di quegli stessi giovani che si volevano "affrancare", tarpando crudamente sogni, prospettive e ali.